IL CORAGGIO DEI BAMBINI É LA FORZA DI GEOLIER

Geolier

“Nun ce vonne ‘e ppalle a ffa ‘e reate. Ce vonne ‘e ppalle a ffaticà!”

Così come ci vuole coraggio per delinquere e per lavorare, “ce vonne ‘e ppalle” per essere Geolier. Il Principe di Napoli, degno raccoglitore dell’eredità dei Co’ Sang lasciata dal re Luchè, dopo un lungo periodo di poco più di 3 anni, torna da solista con un disco tutto napoletano. Il progetto prende il nome  “IL CORAGGIO DEI BAMBINI”.

Un lavoro lungo ma esplicativo, dedicato ai bimbi soldato, “reclutati” dalle malevite, che non hanno avuto la possibilità di crescere normalmente. L’enfasi è posta sul coraggio di andare avanti e sull’inconsapevolezza di chi rinuncia alla propria infanzia per crescere prima e dare “un aiuto” alla famiglia.

Il disco si intitola con quello che sembra essere un sequel della narrazione dei bassifondi napoletani divenuta bestseller targata Roberto Saviano. Quello del Secondino Napoletano è un lavoro cinematografo-musicale che riesce a trasmettere dei veri insegnamenti della vita da strada.

 

Geolier

 

L’Hype inizia dagli USA

“La paura di sbagliare, la forza di farlo ugualmente.”

Il secondino di Napoli ha pian piano droppato sempre più indizi riguardo l’uscita di un nuovo album, prima con foto delle sue scampagnate nella grande mela, New York City, e poi con freestyle, post e storie instagram. Il suo ritorno era ormai inevitabile. Per l’occasione di uno dei comeback più attesi in Italia, l’hype dei fan è stato pompato da una mini docu-serie di ESSE MAGAZINE sul canale YouTube di Geolier intitolata “Tre anni con Geolier”. Il concept è stato quello di riprendere il rapper nei momenti di vita più disparati per poi assemblare il tutto in una serie di Best Momenti ricaricati sui suoi canali social.

Nella serie, protagonisti sono lo sguardo attento e provocatore di ogni istante e la critica di chi la strada l’ha vissuta davvero. Un commentary di ogni attimo rappresentato dalla fame e dal desiderio di cambiare e dal successo nell’arrivare. Le parole da narratore esterno, qual è Geolier, impreziosiscono questo documentario sulla sua vita, coi suoi stessi commenti. Una storia dove non solo ciò che ci viene mostrato è frutto della volontà del cantante, ma anche la sua narrazione fa parte del racconto stesso. Per rendere il prodotto perfetto sarebbe bastato solo inserire un doppiaggio in cui Geolier doppia Geolier.

Gioventù Bruciata?

“DAT BOI DEE ACCIRE A CCHISTO!”

Purtroppo, se si tratta di gioventù bruciata, non si parla di certo del capolavoro di cinematografia in cui James Dean è il protagonista. La gioventù su cui Geolier pone lo sguardo è quella delle famiglie più disagiate, dove ad imperare non sono amore e affetto, ma il culto della violenza e della “Malaeducazione”.

Il primo brano, “RICCHEZZA”, si apre proprio con una sporca urlata da un bambino che si immagina essere il più irriverente di quelli presenti sulla copertina. Un urlo secco, crudo e stridulo. Un acuto squillante che trasmette angoscia e amarezza. Un sapore aspro che invade le orecchie dell’ascoltatore, lasciando attoniti anche i più duri d’animo. L’amaro, l’unto, lo sporco, restano così impressi nella mente dell’ascoltatore, non tanto per le parole di Geolier, ma per la sporca urlata dal bambino che urla in imperativo a DAT BOI DEE, produttore di Geolier, di uccidere “questo”.

Per chi si è fatto il fisico con Gomorra o Suburra ed è più abituato alle atrocità, la soglia dell’attenzione non viene intaccata, e si riesce a prestare ascolto anche alle parole di Geolier. Il brano è un compendio di urla e rivalsa, commozione e rabbia, lacrime e sangue. Un intonato brutale e veritiero nel quale il rapper napoletano spara i suoi migliori proiettili di saggezza, incoscienza e coraggio.

“L’ommo nn”o pisе cu ll’IBAN o me sbaglio?”

Geolier racconta dell’escalation dal non avere nulla all’avere l’eccesso in “POCO/TROPPO“. La sua narrazione si frastaglia di contraddizioni e cliché, che si alternano tra frasi intimidatorie e ritornelli intonati in un napoletano volutamente poco elegante. Una storia che inizia con una rapina in banca e finisce con l’esplicazione di una tragica vita dagli occhi di un ragazzo ormai irrimediabilmente traviato dai gesti inconsulti dettati dalla sua vita criminale.

 

Geolier

“Nun c lamtamm e nuje stess, poje putimm fa a meno e nuje stesse,
i voje cchiù bene a te che a me stess.”

La bella Napoli è resa anche nei brani della nuova generazione e sperimentando generi musicali più moderni. Uno pseudo reggeton è quello di “X CASO“. In questo pezzo, dove la musica odierna trova il massimo dell’espressione, ad accompagnare il secondino è Sfera Ebbasta. In questo caso, la combo fra il rapper di Cinisello e quello di Secondigliano assicura al pezzo una riuscita mainstream pronta a giungere in ogni angolo d’Italia.

Diventare grandi è sempre un’impresa, soprattutto quando i tempi, per forza di cose, vengono anticipati dalle difficoltà e dalle lacrime amare. Il concetto di una crescita precoce è approfondita nel pezzo “ME VULEV FA RUOSS“. Tra sofferenze e dolori il piccolo Geolier si è trovato solo e con i soldi nelle mani ancora prima di imparare a gestirli.

La solitudine, in casi estremi, porta a lunghi ed estenuanti dialoghi con se stessi. Questa situazione che sfiora i più inconsueti deliri è trasposta con nuove melodie e vocalizzi in “LONELY“. Dopo aver constatato che il suo nemico invisibile è se stesso, il secondino incontra il padrino del rap in Italia, Guè, con “NUN SE VER“. La vita del gangster napoletano non ha una fine, ma inizia ogni lunedì. Per raccontare l’increscioso inizio della settimana si avvale della collaborazione lirica di Shiva, con alla produzione l’eclettico Michelangelo.

“No more, no baby. Che vvuò? Si nn’te serve, stacca l’iPhone.”

Geolier, nell’urban music, rispecchia il classico esempio di imprenditore convinto del fatto che i soldi non dormano mai.  La sua bramosia di denaro, raccontando la mancanza di pecunia, è narrata in “MONEY“.

Geolier

Per non scadere in strane e già viste dediche, il rapper di Napoli dà vita ad un’originale e mai vista canzone tributo. Il fortunato è l’ormai scomparso calciatore dei sogni e simbolo di Napoli, Diego Armando “MARADONA“.

Per inglesizzare la sua consapevolezza dell’essere, e quindi dell’esistere, parmenidianamente, Geolier si gode la sua sussistenza con il brano “I AM“. Il titolo, così scritto, crea anche una seconda chiave di lettura in 1 am.  Seguendo un gioco di parole, basato sulla sequenza dei brani, il successivo pezzo è “NAPO****NO“. Insomma, per chi ancora non se ne fosse accorto, il susseguirsi di questi due pezzi, serve a ribadire l’identità di Geolier, confermando, a chi aveva solo il timido sospetto, che il rapper potesse essere napoletano.

“I’ non so’ niente ‘e speciale, tengo ‘e lente, tengo ‘o baffo
Però a differenza vosta ‘int’â mutanda teng’e palle.”

Se tutti i nodi vengono al pettine, Geolier, per non scomodare il barbiere, decide di confidarsi con l’ascoltatore ammettendo di sua spontanea volontà di non essere nulla di speciale. Scrivendo di suo pugno e rivelando di dire sempre le stesse cose, rispetta e conferma ciò che insegna il detto latino “Excusatio non petita, accusatio manifesta“, che tradotto in italiano significa “Chi si scusa si accusa”. Una sorta di confessionale è quello che avviene in “NULLA DI SPECIALE“, dove il testo e le strofe passano in secondo piano rispetto alla produzione e al flow utilizzato.

Geolier

Geolier

“I’ iesse a mmurì pe tte riman si tu vuò.
Ma tu nun ‘o facisse pe mme, mentre i’ ‘o facisse pe tte.”

Anche Geolier, come i suoi colleghi rapper, vive un amore tormentato, e ne racconta la genesi in “COME VUOI“, per poi proseguire il racconto della sua vita artistica con il collega Lele Blade col pezzo  “IN TRAPPOLA“. In questo cantato, Geolier e Lele si destreggiano in un brano conscious ripercorrendo le tappe fondamentali della loro carriera nel Rap Game, da Secondigliano a Posillipo.

Il rap del Secondino si ispira molto all’old school americana di Biggie e Pac, motivo per cui il citazionismo nei confronti dei suoi idoli è molto presente. Seguendo lo stampo della East Coast, Geolier realizza “HERE I COME“, un brano che riprende i giri d’accordi dei grandi del passato. Tra versi e sputi, la voce di Geolier suona all’unisono con il Chorus di black Voice.

“Mo ppecchè chiagne?
Tanto ossaje, nun è maje fernuta.”

Tornando al concept amore tossico, Geolier si avvale della presenza di Lazza, per la realizzazione dell’hit mainstream “CHIAGNE“. In questo connubio fra Napoli e Milano, i due artisti si alternano in un languido canto piangente relativo ad una loro problematica relazione (che, date le simili circostanze, ci si augura non sia avvenuta con la medesima dama). In “CHIAGNE“, la produzione orchestrata da Takagi & Ketra, in unione con la voce dei due rapper, trasmette una sofferenza unica e quasi straziante.

A conclusione dello strazi

“I’ te penzo tutte ll’ore.
Pecché lloco ‘o tiempo nn’passa maje.”

Il disco procede con una collaborazione attesissima dai fan. Dopo il successo di “Comandamento“, direttamente da “Salvatore” di Paky, il duo si ripete con “NON CI TORNI PIÚ“. Il pezzo suona aggressivo e feroce, completando il mood già impostato da Paky, nel disco dello scorso anno. Pezzo ricco di racconti di criminalità e galera, in un limbo tra un reato e l’altro dove il tempo sembra non passare mai, al lock-down imposto dalla detenzione. Il tutto termina con la registrazione di un dialogo fra Geolier e Paky che parlano della difficoltà della vita di quartiere.

L’ultimo pezzo del progetto è “GIVE YOU MY LOVE“, una sorta di serenata alla vita di strada, che è meglio perdere che trovare, elogiando il percorso che il rapper ha intrapreso nell’ultimo periodo. Il ringraziamento per il suo nuovo stile di vita è dovuto alla passata condizione di necessità, che ha portato il rapper a voler emergere per uscire dalla sua situazione di disagio.

GEOLIER

 

I bambini coraggiosi non sono un contorno

“Muccusiello tene ‘o fierro, tremma ‘a mano, nn’è indagato.
‘Int’ê verbale scrive ‘o guardio tutte strunzate, tutte ‘nventate.”

In questo disco ogni cosa non è messa a caso, dalle produzioni alle parole, ai flow utilizzati. Un lavoro complesso che assume i connotati delle più comuni esperienze sensoriali. Un audio libro di racconti di disfatte sociali, di bambini usati come armi e scudi di un gioco più grande di loro. Un succedersi di eventi raccontati, usando le stesse voci dei bambini in più riprese.

“IL CORAGGIO DEI BAMBINI” è un mondo in cui la forma è impattante tanto quanto il contenuto, e in cui la sostanza acquisisce valore nel momento in cui Geolier si distacca, rendendosi il narratore di una storia di cui i veri protagonisti sono i bambini nel crudele contesto della povertà in periferia.

Spotify

 

Alberto Maria Ferrante

Appassionato di cultura pop e di musica a 360 gradi.

Articoli consigliati